Quasi ogni grande città al mondo è sorta su un corso d'acqua. Padova sorge tra Brenta e Bacchiglione. Sarà attraverso quest'ultimo che varcheremo le mura cittadine raccontando la storia di questo Fiume tanto caro a Vicenza. La canoa è il mezzo ideale, o Green, per aprire le porte del suo centro storico. Sostenibile? Certo, fisicamente forse. Una gita mattutina per finire coi spunceti tra le Piazze del centro. Il pomeriggio ideale sarebbe Arte e Cultura tra il Museo GeoPaleontologico di Padova, la Cappella degli Scrovegni e Sant'Antonio. A voi la scelta
IITINERARI
L'imbarco avviene nel Fiume Bacchiglione nei pressi del Centro sportivo Canottieri Padova. In realtà questo tratto di fiume tra confluenza Brentella e Bassanello prende il nome di tronco Comune, perdendo quello originario. Dopo una breve introduzione all'ambiente fluviale e alla tecnica base della pagaiata in acqua piatta, iniziamo la nostra escursione percorrendo l'ultimo tratto di fiume prima del nodo idraulico della città di Padova. In questi pochi chilometri che ci separano dal centro cittadino, scopriamo la naturalità di luoghi e visuali inconsuete di un fiume, che dopo un lungo percorso in provincia di Vicenza, giunge a Padova carico di storia. Partendo dall'inizio dell'era glaciale, dove la pianura padana andava delineando le sue forme attuali, ripercorriamo la storia di Padova, indissolubilmente legata al corso del Fiume Bacchiglione. L'acqua di origine sotterranea e superficiale separa due mondi distinti, la montagna e la pianura. Questo è il Bacchiglione, sempre vivo nelle sue portate idriche, è stato la fortuna di queste due città venete, che sin dalla preistoria al Medioevo ne hanno governato le acque per il progresso urbano delle polis. Dal crocevia del Bassanello, da cui Canale Battaglia diretto all'omonima località, infiliamo a sinistra lo storico Canale Maestro, da cui un tempo non tanto lontano, si diramavano le acque per le vie della città. Questa denominazione è attribuita al tratto fluviale del Bacchiglione che dal Bassanello, costeggiando le mura, dall'Alicorno alla Saracinesca, prosegue le riviere per attestarsi a Porte Contarine. Le divagazioni idrografiche di età antica e medioevo sono leggibili nel disegno agrario vicino al suo corso di campagna. I paleoalvei, le anse abbandonate tradotte in valli, buse, moiacche, Canal morto, sono ancora incise nel terreno. Entrati nel corso, l'acqua compressa tra le vicine sponde acquista velocità, ma niente paura, pian piano si rallenta e la Specola già compare in lontananza. In questo breve tratto, senza distogliere troppo lo sguardo dal fiume, raccontiamo la storia della contesa delle acque tra genesi urbana e realtà territoriale. Giunti alla Specola, il canale si biforca in Naviglio interno o dell' Osservatorio, anche questo in buona parte interrato, che dalle Porte Contarine restituisce le acque al Maestro, formando il Canale Piovego. Lo imbocchiamo e subito si ha la sensazione di essere in un sestiere di Venezia, con le case che arginano l'acqua direttamente nel canale. Al ponte di Via Roma il corso si interrompe per riprendere in Riviera Ponti Romani. Quindi ritornati al bivio riprendiamo il corso Maestro. Poco dopo ci aspetta la rapida di Sant'Agostino formata da una briglia del vecchio Ponte omonimo. Nulla di preoccupante, una pillola di coraggio per chi vuole cimentarsi nell'avventura. Altrimenti si può comodamente trasbordare, cioè in gergo canoistico, scendere dalla canoa prima e imbarcarsi subito a valle della rapida.
Superato un altro piccolo dislivello sbarchiamo sulla destra per uno spuntino veloce al Street food dei Tadi, posto lungo la stessa via che conduce al Ponte dei Tadi, che scorgiamo anche da qui. Niente di più appropriato per sgranchirsi le gambe e riprendere la via d'acqua principale verso il Piovego, termine ultimo della nostra escursione. In questo tratto tranquillo di fiume, riusciremo a concludere la storia più recente delle vie d'acqua di Padova, dalla navigazione ai Mulini disseminati per la città. Infatti passeremo un punto importantissimo per la storia cittadina, Ponte Molino, dove un tempo sorgevano una serie di canalette utilizzate per azionarie delle ruote idrauliche a servizio del vecchio mulino. Contornando le mura, ci dirigiamo ora verso est, percorriamo un meandro fluviale attraverso Ponte del Carmine, tra un'inaspettata vegetazione riparia, approdiamo quindi alle Porte Contarine, che lasciano il posto ad un'altra storia, quella del Piovego e della nascita della Riviera di Strà e le sue ville.